La cripta del Duomo di Messina

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La cripta del Duomo di Messina

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Pubblicato da Francesca Ur. per SicilyTourist in Messina e Provincia · 4 Dicembre 2022
Sconosciuta ai più, e fino a poco tempo fa persino ai messinesi, è considerata uno dei capolavori dell’architettura normanna ed è stato addirittura preso sotto l’ala del FAI che lo ha inserito fra i “Luoghi del Cuore”



Era il 28 marzo del 2009 quando decine di migliaia di persone vennero a conoscenza della cripta: 25.000 cittadini restarono estasiati per il gioiello riscoperto.
La Cripta venne costruita dal Re normanno Ruggero II nel 1081 per poi essere successivamente inaugurata dal Re svevo Enrico IV.  La struttura è composta da volte a crociera sostenute da colonne di epoca Greca e Romana.



Era un punto di raduno per i marinai che sbarcavano a Messina, per le riunioni dei vescovi fino a divenire meta di pellegrinaggio.
La cripta del duomo di Messina è una delle cosiddette cripte ipogee o sotterranee, nate a partire dal IV secolo ed edificate sopra le tombe dei martiri per consentire la devozione da parte dei fedeli. Non soltanto però, luogo di sepoltura di arcivescovi, ma chiesa a tutti gli effetti dove si celebravano messe. Il 25 gennaio 1638 alcuni componenti della Confraternita sotto il titolo di “Schiavi della Madonna della Lettera” fecero istanza al Vicario generale Mons. Giuseppe Stagno e al Capitolo Protometropolitano per poter utilizzare la cripta, e, il 2 giugno dello stesso anno, la congregazione si istallò nel nuovo Oratorio sotterraneo denominato “S. Maria”. Il giorno successivo, festa della Sacra Lettera della Vergine, l’Oratorio venne solennemente inaugurato.



Nello stesso mese di giugno del 1638 si diede inizio alla realizzazione di un ciclo di affreschi opera del messinese Don Antonio Tricomi, confrate fondatore della Confraternita. Gli affreschi da lui iniziati e non finiti, venivano ripresi nell’ottobre del 1656 da Antonio Tuccari, allievo del Barbalonga anche lui confrate della Confraternita. Questi, però, moriva nel 1660 e finalmente, a partire dal 1684, il ciclo di affreschi poteva essere portato a compimento dall’opera congiunta di altri due confrati, Mercurio Romeo e Antonino Bova. Fu eseguita una decorazione a stucco, secondo il gusto del tempo, a spese dell’Arcivescovo Don Giuseppe Cicala e Statella, appartenente all’Ordine dei Teatini. Dal 2009 anche questi stucchi sono oggetto d’ammirazione da parte dei visitatori.
A testimonianza degli interventi di restauro eseguiti ad opera della congregazione e del suo capo, Giuseppe Stagno, vi sono due targhe.

Nonostante il duomo sovrastante avesse subito gravi danni, la cripta restò miracolosamente indenne dopo i terremoti catastrofici del 1783 e del 1908 in seguito al quale l’incaricato dai beni culturali di Palermo per la ricostruzione del duomo, Francesco Valenti, fece costruire due muri portanti per sostenere il carico del Duomo, provocando il successivo innalzamento della quota di calpestio della cripta. I problemi veri, arriveranno con gli allagamenti degli anni 70 che come descritto dal FAI, furono a causa di infiltrazioni marine dato che la cripta si trova al di sotto del livello del mare e del vecchio percorso del torrente Portalegni.
Al suo interno si rinvenne il cosiddetto “scolatore dei cadaveri” annesso alla cripta, un locale, cioè, dove venivano posti ad essiccare i defunti attraverso un procedimento di mummificazione naturale. In tre sedili per complessivi otto posti, venivano sistemati i morti completamente denudati “[…] come esseri viventi che avessero dovuto soddisfare un bisogno corporale. Or man mano che all’interno del cadavere avveniva la decomposizione dei visceri e dei muscoli, queste materie putride, dal buco anale scolavano fuori, e per mezzo di un canale che tuttavia si conserva, e che correva per lungo sotto i sedili, andavano a finire nella fogna” (A. Cutrera, “Il Duomo di Messina”, 1924-25).
Quando dei cadaveri non rimaneva altro che lo scheletro ricoperto dalla pelle incartapecorita, perché il morto si era totalmente decomposto essi venivano puliti, vestiti dei loro abiti e deposti per sempre nei sarcofagi della cripta.
Al momento si aspetta la gara d'appalto per il restauro, e dopo questi lavori sarà finalmente fruibile ai messinesi e ai turisti.


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