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Chiesa di Santa Caterina

Palermo, Chiesa di Santa Caterina (Piazza Bellini) La chiesa di S. Caterina venne eretta tra il 1566 e il 1596; al primo impianto della chiesa lavoro’ probabilmente l’architetto piemontese Giorgio Di Faccio. La facciata termina in alto con un imponente cornice. Le paraste in lievissimo aggetto, hanno elaborati capitelli finemente scolpiti; nell’edicola, sul portale gigantesco, e’ una S. Caterina in stucco (1685). L’interno di tipo vignolesco del Gesu’, si attiene alle disposizioni tipologiche dell’eta’ della Controriforma: un vano di ampia spazialita’, solenne, ma non troppo esteso longitudinalmente, chiaro e coinvolgente. La navata unica possiede tre cappelle per lato; il transetto e’ concluso da una solenne e luminosa cupola, innalzata intorno alla meta’ del Settecento.
Il coro all’ingresso, aggiunto nel 1683, e’ retto da due vibranti colonne tortili, in marmo rosso con capitelli corinzi. Il ricco apparato decorativo, applicato alla chiesa all’inizio del secolo decimottavo, e’ di straordinario effetto visivo e cromatico. La sontuosita’ "retorica", l’"horror vacui" atto a colmare vuoti di coscienza, faranno della chiesa un persuasivo sermone dell’importanza della fede e della potenza di Dio. Gli affreschi del sottocoro furono eseguiti da Francesco Sozzi e Alessandro D’Anna nel 1769. Il manto marmoreo si stende su tutte le pareti, con una partitura fittissima, quasi senza interruzioni. Il repertorio figurativo composto da elementi floreali, putti e conchiglie e’ quello tipico del Barocco fiorito; in dieci medaglioni, lungo le pareti della navata e del presbiterio, e’ narrata la Storia di S. Caterina. Superbi rilievi marmorei quelli delle paraste sul lato destro con scene bibliche: Il Naufragio di Giona, il Sacrificio di Isacco e la Probatica piscina; in quella a sinistra, sono raffigurati i Simboli mariani.

Chiesa di S Caterina

Chiesa di S Caterina

Per il braccio destro del transetto, Andrea Palma realizzo’ l’altare, macchina barocca di impostazione accentuatamente scenografica. La zona presbiteriale, con una bella balaustra, e’ ulteriore capolavoro di raffinatezza ideato da Giacomo Amato, che forni’ probabilmente anche disegni per l’elegante pavimento in marmi policromi. Dietro l’altare maggiore in pietre dure e con un tabernacolo in agata, e’ il monumento funebre di Maria del Carretto, la badessa che diede inizio alla costruzione della chiesa. Nelle cappelle si conservano dipinti sei-settecentechi, riconducibili per lo piu’ ai tradizionali filoni della cultura figurativa novellesca. Nella prima cappella a destra, sull’altare e’ una Salita al Calvario attribuita a Vincenzo Marchese; ai lati una Deposizione, e l’Ultima cena. E’ conservato, nella seconda cappella, un Crocifisso ligneo posto su un reliquario (secolo XVII); a destra Cristo e l’adultera, e a sinistra la Lavanda dei Piedi, assegnata a Giovanni Patricolo (secolo XIX). Segue, nella terza cappella, un’ottocentesca Madonna e S. Domenico; alle pareti laterali, una Trasfigurazione e la Madonna intercede per le anime purganti.
La cripta, cui si accede dal vano presbiteriale, era adibita a luogo di sepoltura delle sorelle del Monastero. Quest’ultimo, edificato nel 1310, si estese notevolmente nei primi anni del Seicento quando inglobo’ l’antica chiesa di S. Matteo, che sorgeva di fronte all’attuale. L’edificio e’ articolato attorno ad un chiostro con arcate a tutto sesto; unica testimonianza trecentesca e’ il portale dell’aula capitolare, nella corsia orientale. Nella fontana, il S. Domenico e’ opera di Ignazio Marabitti (1781 circa).

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