I Leoni di Sicilia - Giulia Florio detta Giugiù
Pubblicato da Francesca Ur. per SicilyTourist in Personaggi Storici e famosi della Sicilia · 31 Ottobre 2024
Giulia Florio nacque a Palermo il 28 giugno 1870, figlia di Ignazio Florio, facoltoso imprenditore e Giovanna d’Ondes Trigona dei Conti di Gallitano, nobildonna di illustre discendenza. Era la seconda di quattro figli, cresciuta in una famiglia che ambiva a cementare il proprio legame con l’aristocrazia palermitana attraverso matrimoni strategici.

A soli tredici anni, fu promessa in sposa a Pietro Lanza Branciforte Galeotti, XI principe di Trabia, in un contratto matrimoniale che prevedeva una considerevole dote di 4 milioni di lire da parte del padre. Il matrimonio con il Principe di Trabia ebbe luogo nel 1885, dando origine a una famiglia di cinque figli. Insieme, vissero prima a Palazzo Butera e poi a Villa Trabia alle Terre Rosse, dove Giulia trasformò il giardino in uno dei più grandi della città. Grazie a questo matrimonio divenne una figura di spicco nella Belle Époque panormita, organizzando sontuosi ricevimenti in onore dei Reali d’Italia e dell’imperatore Guglielmo II di Germania.

Alla morte di suo padre Ignazio nel 1891, Giulia ereditò un altro milione e mezzo di lire, aumentando la sua dote. Diventò l’amministratrice del vasto patrimonio terriero di suo marito e, nel 1939, ricevette la Medaglia come miglior agricoltore di Sicilia.
Era nata durante il declino dell’impero economico dei Florio e negli anni difficili in cui le abitudini della famiglia cambiarono inesorabilmente, lasciandosi alle spalle lo sfarzo della Belle époque. Si trasferisce a Roma, dove può stare più vicina alla sorella Igiea che aveva intanto sposato il duca Averardo Salviati. Studia e decide di voler lavorare, senza aspettare di trovare l’uomo giusto con cui creare una famiglia e avere dei figli da crescere, per finire a ricamare all’uncinetto dal pomeriggio fino all’ora del vespro.
Era bravissima a parlare le lingue straniere e trovò subito un’occupazione alla Sezione propaganda del ministero degli Esteri con il compito di elaborare il materiale da diffondere presso la stampa estera. Erano gli anni dell’Italia fascista. Durante le persecuzioni razziali del 1943, Giulia e Achille consentirono a molte famiglie ebree di lasciare il ghetto di Roma approfittando della adiacente porticina di servizio di Palazzo Costaguti per uscire dall’altro portone che dava su piazza Mattei. Molte famiglie ricevettero asilo nel palazzo, sfruttando le intercapedini fra un piano e l’altro, fra le volte e le solette orizzontali. I nomi di Giulia Florio e del marito sono ricordati nel Giardino dei Giusti, in Israele, per avere salvato anziani, donne e bambini da un destino crudele.

Palazzo Costaguti Roma
Giulia Florio è ricordata soprattutto per la sua generosità e impegno sociale. Si distinse per le numerose iniziative a favore dei più deboli, dai ciechi agli orfani, finanziando strutture private, pubbliche e istituzioni religiose attraverso una vasta rete di enti benefici. Questo impegno si intensificò dopo la tragica perdita dei suoi figli Ignazio e Manfredi, scomparsi durante la Prima Guerra Mondiale. Divenne un punto di riferimento nella rete di supporto logistico locale, fondamentale per la cura dei militari rientrati in Sicilia durante e dopo entrambe le guerre mondiali.

Nel 1927, morì anche il primogenito Giuseppe, il quale aveva due figli naturali, Raimondo e Galvano, avuti da una relazione clandestina con la nobildonna veneta Maria Maddalena Papadopoli Aldobrandini. Nonostante condannasse fortemente questa relazione, dopo la morte di Giuseppe, Giulia decise di prendersi cura dei due nipoti, in particolare di Raimondo, che crebbe a Palazzo Butera. Grazie a un Regio Decreto emanato nel 1942, che equiparava i figli naturali e i figli legittimi in materia di successione, riuscì a ottenere la legittimazione dei due nipoti, che adottarono il cognome Lanza Branciforte.
Donna Giulia Florio morì a Palermo il 23 dicembre 1947, all’età di 77 anni, lasciando dietro di sé un’eredità di generosità, impegno sociale e un profondo legame con la città e la sua gente
