Museo Archeologico ANTONIO SALINAS a PALERMO

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Museo Archeologico ANTONIO SALINAS a PALERMO

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Pubblicato da Sicily Tourist in Palermo e Provincia · 7 Febbraio 2021
Il Museo Archeologico “Antonino Salinas” di Palermo ha sede in quella che un tempo fu la Casa conventuale dei Padri della Congregazione dell’Oratorio di S. Filippo Neri detta dell’Olivella, eretta a partire dal 1598 su progetto di Antonio Muttone insieme alla vicina chiesa di S. Ignazio martire.



Fulcro dell’esposizione rimane la sala che ospita da oltre centocinquanta anni le famose metope dei Templi selinuntini, definito il più importante complesso scultoreo dell’arte greca d'Occidente, adesso arricchito dalla contestuale esposizione di nuovi frammenti e di una consistente selezione di terrecotte architettoniche che conservano ancora la originaria, vivace policromia; scoperte nel 1823 dagli architetti inglesi Angell e Harris, che ne avevano tentato il trasferimento nel regno Unito.



I sovrani Borbone donarono al Museo diversi reperti di grande pregio provenienti da Pompei e da Torre del Greco, mentre scavi e acquisti a cura della Commissione di Antichità e Belle Arti contribuirono ad accrescere le collezioni. Nel 1865, ad esempio, grazie all'impegno di Michele Amari, fu acquistata la collezione di antichità etrusche costituita da Pietro Bonci Casuccini con i ritrovamenti avvenuti nei suoi terreni in territorio di Chiusi (SI).



Tra le più importanti acquisizioni si ricorda quella della cosiddetta “Pietra di Palermo”, con iscrizioni geroglifiche recanti gli annali delle prime cinque dinastie egizie (3238-2990 a.C.), di importanza capitale per la ricostruzione della storia dell’antico regno d’Egitto.



Dopo l’unità d’Italia, anche i Savoia donarono al Museo diverse opere, tra cui il magnifico ariete in bronzo da Siracusa. Ma fu soprattutto l’afflusso di materiali provenienti da scavi e acquisti effettuati in gran parte della Sicilia che determinò la rilevanza e il ruolo centrale del Museo, in particolare sotto la direzione di Antonino Salinas (1873-1914), fermamente convinto che l’Istituto dovesse illustrare la storia siciliana dalla preistoria all’età contemporanea. Gli anni del dopoguerra furono fondamentali per la storia dell’Istituto che, da quel momento, divenne esclusivamente Museo Archeologico, destinando alla formazione di altre Istituzioni museali cittadine le collezioni storico artistiche ed etno-antropologiche facenti parte originariamente del proprio patrimonio.



Dal 2009 al luglio 2016 il seicentesco complesso monumentale dei padri Filippini, che ospita il Museo Salinas, è stato sottoposto a un integrale lavoro di restauro. I recenti lavori di restauro e riallestimento effettuati all’interno del museo, hanno permesso di ricontestualizzare le collezioni, i reperti e le raccolte di varie provenienza, con un nuovo percorso espositivo in un ambiente che ne esalta, arricchisce ed esprime il valore storico.
Piano terra
Il percorso espositivo si sviluppa intorno ai due splendidi chiostri, negli spazi aperti sui giardini, nelle corti e all’interno di un grande salone: l’Agorà con copertura a vetro.
Nel Chiostro Maggiore, si trovano esposti i reperti provenienti dagli scavi e dalle acquisizioni avvenute tra la metà del Settecento e l’Ottocento.
Spiccano i reperti archeologici del periodo punico-romano ritrovati nella vicina Solunto. Reperti provenienti da Tindari, oltre a ritrovamenti subacquei, materiali che facevano parte del carico delle navi, ancore di pietra, ceppi di piombo, lucerne, anfore ed iscrizioni.
Lungo il portico settentrionale, nell’ala sinistra, sono esposti il torso dello Stagnone di Marsala,  i famosi sarcofagi fenici della Cannita (Portella di Mare vicino Palermo) e la statua colossale di Zeus da Solunto, accuratamente restaurata. Posizionate nei nicchioni delle celle della stessa corsia troviamo le gigantesche sculture di Solunto e Tindari.

Una intera sezione è dedicata all’esposizione delle splendide oreficerie dalla necropoli di Tindari, diverse epigrafi e una originale meridiana di marmo; altri reperti quali: vasi, epigrafi e sculture da Centuripe, materiali dalla necropoli di Randazzo, tutti raccolti, esposti e catalogati con cura e dedizione. E ancora: una collezione del console inglese Robert Fagan che comprende anche un frammento del fregio orientale del Partenone, vasi figurati dalla necropoli di Agrigento, sculture architettoniche e materiali votivi dei santuari agrigentini. Con la riapertura del 2018, venne inaugurato un nuovo spazio espositivo intorno al terzo cortile del convento, denominato “Agorà”. La corte, coperta in vetro e acciaio, oggi è uno spazio polifunzionale usato per convegni, esposizioni temporanee, performance artistiche e concerti. Attualmente si trovano esposte le  17 gronde leonine del  tempio della Vittoria di Himer e la  grande maschera della Gorgone del tempio C di Selinunte.
Intorno al terzo cortile ruotano le otto sale dedicate a Selinunte i culti, le architetture e le sculture, con l’esposizione di materiali votivi, oggetti metallici quali armi, ami da pesca e attrezzi agricoli. In una sala si trova un plastico della grande colonia greca che si affaccia sul Mediterraneo.
Di notevole interesse rimane la grande sala, che fu refettorio dei Padri Filippini. Qui si trovano esposte le famose metope dei templi di Selinunte, uno dei più importanti complessi dell’arte greca d’Occidente insieme al tempio denominato “C” della stessa area. Sono esposti frammenti scultorei e una consistente selezione di terrecotte architettoniche, che conservano ancora la loro originaria e vivace policromia.
Lungo le corsie occidentale e meridionale, spiccano il gruppo di iscrizioni da Palazzo delle Aquile e diversi sarcofagi di età romana riutilizzati nel medioevo per seppellire nelle chiese della città gli esponenti dell’aristocrazia. E poi, iscrizioni da Segesta, da Halesa, da Termini Imerese e Taormina. Reperti provenienti da scavi rappresentati nei loro contesti archeologici che accennano alla storia delle più occidentali città greche della Sicilia.
Di grande interesse i materiali votivi provenienti dal Santuario di Demetra Malophorose e della stele dedicato a Zeus Meilichios
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