13 Dicembre SANTA LUCIA: Ecco perchè in Sicilia si mangiano arancine e cuccìa
Pubblicato da Sicily Tourist in Cultura,Tradizioni, Miti e Religiosità Siciliane · 11 Dicembre 2021
Perchè per la Festa di Santa Lucia in Sicilia si mangiano arancine e cuccìa (per la ricetta della cuccia clicca qui)?
“Oggi niente pane e pasta, occhio che si diventa ciechi” – dicevano le nonne siciliane. Perché la siracusana Santa Lucia è la martire protettrice della vista. A lei si attribuisce un miracolo avvenuto il 13 maggio del 1646, quando durante una carestia arrivò al porto di Palermo un bastimento carico di cereali. Da allora nacque il voto, ovvero il sacrificio di non mangiare pane e pasta il 13 dicembre, giorno in cui la santa perse la vita, decapitata con un colpo di spada per aver rifiutato il suo promesso sposo per donarsi alla chiesa.

I motivi traggono origine nella tradizione cristiana. Lucia era una giovane e bellissima donna, nata a Siracusa da una nobile famiglia intorno al III secolo d.C.. I genitori l'avevano promessa in sposa a un ricco aristocratico. Per far sì che la madre Eutichia guarisse da una tremenda malattia, Lucia chiese l'intercessione di Sant'Agata in cambio dei propri voti. Quando il promesso sposo lo scoprì, la denunciò portandola a processo dal quale venne giudicata colpevole.

Lucia, rifiutando di abiurare, venne martirizzata e privata degli occhi che per miracolo le ricrebbero immediatamente. Ma fu uccisa secondo alcune fonti per decapitazione, secondo altre con un colpo di spada alla gola. Il culto e la devozione per la Santa si diffusero rapidamente e venne scelto il 13 dicembre, il giorno considerato il più corto e buio dell'anno, per celebrarla per via del suo nome: Lucia infatti vuol dire "promessa di luce".

Patrona di Siracusa e protettrice degli occhi e quindi dei ciechi, degli oculisti ma anche degli elettricisti, è stata ritenuta nel tempo artefice di numerosi miracoli. Uno di questi riguarda una carestia avvenuta a Palermo nel 1646 e che aveva costretto il popolo a un digiuno forzato. La tradizione narra che, proprio nel giorno della sua festa e dopo le tante preghiere, giunse al porto della città una nave carica di grano. Ma tanta era stata la fame che i palermitani avevano patito, che non fecero in tempo a dedicarsi alla molitura e il grano non venne usato per farne farina ma venne bollito e condito solo con dell'olio. Fu così che nacque la cuccìa salata.
Una storia simile datata 1763 e ambientata nel porto di Siracusa, attribuisce a questa città la paternità della ricetta.
Esiste una variante salata, quella nissena, probabilmente rimasta inalterata dalle origini, che prevede che il grano sia consumato caldo, condito con soli sale e pepe.
A Palermo e Siracusa la ricetta più diffusa è quella dolce (clicca qui per leggerla) . Il grano bollito viene condito con ricotta o crema di latte bianca, ma c'è anche una versione più mopderna al cioccolato. Nella versione "bianca" si aggiungono zuccata, cannella, pezzetti di cioccolato e scorza di arancia grattugiata.

L'alternativa a pane e pasta è invece il riso. E da questo ingrediente, la tradizione culinaria siciliana si è sbizzarrita dando vita alle "arancine" (dalla forma sferica), a Palermo, e agli "arancini" (dalla forma a cono), a Catania.
Le ricette tradizionali dell'arancina palermitana sono "accarne" (col ragù di carne... eccoti la ricetta clicca qui...) o "abburro" (con burro, mozzarella e prosciutto cotto... la ricetta la trovi clicando qui ). Ma i dialettali ripieni abituali dell'amata pallina fritta, da qualche anno a questa parte ha lasciato spazio alla fantasia degli chef che, con condimenti che spaziano dagli spinaci al salmone, dal nero di seppia al pesto di pistacchio (per la ricetta della arancina al pistacchio clicca qui) , da speck e noci a ricotta e funghi, hanno trasformato miss Arancina in un piatto gourmet.