Borghi Siciliani: Castroreale - Messina

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Borghi Siciliani: Castroreale - Messina

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Pubblicato da Sicily Tourist in Messina e Provincia · 6 Giugno 2022
Il borgo di Castroreale, in provincia di Messina, è un prezioso scrigno di tesori. Qui vi è un perfetto equilibrio tra un contesto naturalistico pregevole e un notevole assetto urbano. Il paesaggio, infatti, accoglie la vista delle Eolie con i rilievi dei Peloritani e, più giù, dei Nebrodi, con pendii e crinali.



Le testimonianze del passato sono ben visibili, perché custodite con cura. Il nome deriva dal latino Castrum Ragale, cioè “castello del re”. Federico II d’Aragona, per premiare la fedeltà della città nel corso della guerra contro gli angioini, ordinò nel 1324 la costruzione ex novo del castello. Concesse, inoltre, il privilegio di città demaniale ed esenzioni fiscali a coloro che avessero stabilità la loro dimora all’ombra del fortilizio ricostruito. Da quel momento, il borgo assunse il nome di Castro e poi di Castroreale. Incastonato tra i monti Peloritani della fascia tirrenica della provincia di Messina, il borgo medievale di Castroreale è un luogo che mantiene ancora intatti il fascino e l’aurea di un tempo.
E’ come se in questo paese, che sorge sul colle Torace, tutto si fosse fermato ad un’epoca lontana. Le stradine, strette e ripide, sono caratterizzate da una pavimentazione in pietra che nel dialetto locale è conosciuta come jacatu, mentre un pacato silenzio sembra avvolgere ogni cosa.



Il territorio di Castroreale è denso di storia e leggende avvincenti. Una di queste narra che una primitiva versione di Castroreale fu fondata da un re proveniente dal Medio Oriente, Artenomo, il quale costruì nella zona dove oggi sorge l’attuale borgo una città dedicata alla figlia, Artemisia. Il nucleo divenne poi un insediamento dal nome Kastros, per volere dello sposo della stessa Artemisia, Castroreo: nome poi declinato in Crastina e in seguito Cristina.



Castroreale offre in ogni suo angolo una sintesi di arte e natura. Se si distoglie lo sguardo dai monumenti, questo corre subito agli splendidi panorami circostanti, come quello su Capo Milazzo e le isole Eolie che si ammira dal belvedere di piazza delle Aquile lungo il fianco orientale del duomo. Su questo stesso fianco, una lapide del 1693 sormontata da tre aquile di marmo ricorda i privilegi concessi a Castroreale da Filippo IV di Spagna. Il portale che si apre lì accanto è di gusto tardo manieristico siciliano, così come lo è l’altro elegante portale marmoreo che si apre su piazza Duomo. All’interno la chiesa, eretta nel primo trentennio del Seicento e dedicata all’Assunta, è ricca di opere d’arte.



L’impianto a croce latina è scandito da sedici colonne monolitiche in pietra coronate da capitelli compositi. Tra le opere che risaltano subito agli occhi vi sono l’elegante statua marmorea di Santa Caterina (1534) di Antonello Gagini, autore anche di un’acquasantiera (1530) e della scultura di Santa Maria di Gesù (1501); le altre acquasantiere sono di Sebastiano Ferrara (1625). Secenteschi sono l’altare in legno indorato della cappella del Sacramento, il fonte battesimale (1625), il pergamo (1648), la cantoria (1612) e il coro in legno di noce intagliato, mentre l’altare maggiore è del 1717. Notevoli sono anche il polittico della Natività di Giovan Filippo Criscuolo (1550) e quello della Madonna in trono tra i Santi di un artista messinese del Cinquecento noto come Maestro del Polittico di Castroreale. A destra del Duomo si trova la cinquecentesca torre campanaria a sezione quadrata contenente un orologio funzionante.



Percorrendo il corso Umberto I si arriva alla chiesa della Candelora, risalente alla fine del secolo XIV, che probabilmente era la cappella del castello di Federico II d’Aragona. Il portalino di tipo durazzesco e la cupoletta in stile arabo sono le sopravvivenze originarie della chiesa. Al suo interno si ammira la grandiosa tribuna di legno, riccamente intagliata e indorata d’oro zecchino, dell’altare maggiore, magnifica espressione dell’artigianato artistico messinese in epoca barocca. Dalla vicina torre di Federico II d’Aragona, l’unico avanzo del castello fatto costruire nel 1324 da Federico II d’Aragona, si gode di un bel panorama.
Ripercorrendo in discesa la salita Federico II d’Aragona che porta al castello, e svoltando per via Farini, si arriva al palazzo Peculio, sede del Comune, eretto nel 1924 sull’area dell’antico Peculio Frumentario che serviva da deposito per le derrate alimentari. Su piazza Peculio si affacciano anche il monte di Pietà, fondato nel 1581 dalla confraternita di San Leone con finalità assistenziali, e la fiancata meridionale della chiesa del Santissimo Salvatore, eretta verso la fine del Quattrocento nel cuore della Giudecca, il quartiere ebraico, e successivamente ingrandita e ornata di stucchi barocchi. La chiesa – oggi utilizzata come Auditorium – presenta un portale di gusto gotico quattrocentesco a cui si accede da una scalinata barocca, e custodisce un altare marmoreo del messinese Antonino Amato. Nella piazzetta Moschita è visibile un arco appartenente alla sinagoga costruita nel 1485. In questa zona ai piedi del castello gli ebrei godevano di una posizione di prestigio fino alla loro cacciata nel 1492, in seguito all’editto di Ferdinando il Cattolico.



Nei pressi sono da visitare la pinacoteca di Santa Maria degli Angeli, che espone un cinquecentesco trittico di scuola fiamminga, e il museo Civico con il monumento funebre di Geronimo Rosso realizzato da Antonello Gagini. La chiesa di San Filippo Neri (1630 circa), con l’annesso Oratorio dei Padri Filippini, oggi sede del Museo Civico, racchiude la statua lignea della Madonna del Rosario (XVIII secolo) e un notevole Crocifisso in mistura del XV secolo.
Nella parte bassa della via G. Siracusa ci si sofferma sul complesso costituito da due chiese: la chiesa di Santa Marina, costruita nel periodo normanno-svevo, unisce elementi di gusto romanico locale con decorazioni barocche e ingloba strutture appartenenti al sistema di fortificazione aragonese, come la torre nella quale è stata inserita la cappella di San Lorenzo. L’adiacente chiesa di Sant’Agata attestata già nei primi anni del secolo XV, e ampiamente rimaneggiata nel 1857, custodisce, oltre alla devozionale immagine seicentesca del Cristo Lungo, una splendida Annunciazione di Antonello Gagini (1519), una Sant’Agata del Montorsoli (1554), una Madonna del fiorentino Michelangelo Naccherino (1601).
Porta Raineri, situata nel quartiere Valle, è l’antica porta attraverso la quale si accedeva da nord alla città murata. Risalente all’inizio del secolo XIV, è stata ricostruita nei primi dell’Ottocento.
A sud del paese la chiesa di Gesù e Maria ha origini trecentesche ed era probabilmente l’antica chiesa Madre. Ad essa si accede tramite una doppia scalinata in pietra. Giunti nell’atrio si può ammirare il panorama che ingloba il quartiere Mannese. All’interno si apprezzano il pavimento originario in ceramica e l’altare ligneo.

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