Borghi Siciliani: Ferla - Borgo Medievale

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Borghi Siciliani: Ferla - Borgo Medievale

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Pubblicato da Sicily Tourist in Siracusa e Provincia · 29 Aprile 2021
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Ferla, borgo medievale che ha nel cuore una via sacra, situata in provincia di Siracusa, Ferla ha mantenuto intatto il fascino della Sicilia antica. Il piccolo borgo sugli Iblei con poco meno di 2500 abitanti, grazie alla sua svolta in chiave green, ha scalato le classifiche del vivere sostenibile, ricevendo premi e riconoscimenti. Per raggiungere Ferla è necessario attraversare i Monti Iblei, coi loro campi di grano e i loro mandorli, gli ulivi e i carrubi, le mucche che pascolano e i muretti a secco. E, una volta arrivati al paese, superare i ruderi dei rioni medievali (utilizzati a mo’ di stalle o trasformati in orti) per arrivare al quartiere Carceri Vecchie.



Oggi vi portiamo in Val di Noto, un’area della Sicilia ricca di storia e testimonianze del passato. Siamo in provincia di Siracusa, in uno dei borghi più belli d’Italia: Ferla. Ricostruita in seguito al terremoto del 1963, ha accolto al suo interno tante preziose architetture, testimonianze del barocco siciliano. Le tracce del passato, sono anche antecedenti. Vi sono un sottosuolo e delle grotte che raccontano pre-esistenze arcaiche, oltre a complessi che portano fino alle epoche dei greci, dei bizantini e dei normanni. Il borgo è nato proprio da questo complesso di abitazioni-grotta, vicoli e stradine, ma è stato poi distrutto dal sisma. Oggi si può ammirare un complesso scenario barocco, circondato da ulivi, carrubi, mandorli, vigne e muretti a secco.
Il nome deriva dal latino Ferula. Gli fu dato dagli abitanti di Piazza Armerina, che vi emigrarono in età normanna. La ragione potrebbe trovarsi nella presenza di alberelli di “ferula communis”, un arbusto diffuso nei Monti Iblei, noto anche come “finocchiaccio”, in siciliano “ferra”. Secondo alcuni, invece, Ferla deriverebbe dal longobardo “fara”, che significa stirpe e, in senso lato, paese.



Magie medievali, la Via Sacra e la buona cucina
L’accesso al paese avviene attraverso i ruderi dei rioni medievali e le stradine del quartiere Carceri Vecchie. Partendo da una chiesa bizantina, si snoda il percorso di sepolcri e grotte. L’atmosfera è tipicamente siciliana. Via Vittorio Emanuele è la Via Sacra, perché lungo di essa sorgono i cinque edifici religiosi del centro storico. Sono la Chiesa del Carmine (dedicata a Santa Maria del Carmelo e collegata al convento, abolito nel 1789); la Chiesa Madre; la Chiesa di San Sebastiano; la Chiesa di Sant’Antonio, con la sua suggestiva facciata barocca; la Chiesa di Santa Maria.
Tra gli edifici pregevoli, ne troviamo alcuni lungo la via Umberto. Qui lo stile barocco è integrato dal gusto liberty di inizio Novecento, sulla scia dei palazzi palermitani di Ernesto Basile. Alla fine di via Vittorio Emanuele sorge invece il moderno edificio che comprende l’ecostazione e la Casa dell’Acqua, una sintesi tra sostenibilità ambientale e innovazione. Una volta a Ferla, è praticamente impossibile non programmare una visita a Pantalica e nella Valle dell’Anapo. La necropoli rocciosa di Pantalica, dal 2005, è insieme a Siracusa Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Per quanto riguarda la gastronomia locale, bisogna assaggiare, la focaccia casereccia ripiena di bietole selvatiche, pomodorini essiccati e tocchetti di salsiccia, così come la salsiccia di suino di Ferla e i tanti dolci (cassatine pasquali, sfingi (clicca per la ricetta tradizionale), zeppole fritte). Ferla fa parte del circuito dei Borghi più Belli



Antiche stradine conducono ad una chiesa bizantina e poi ai sepolcri e alle grotte, in cui si respira la Sicilia d’altri tempi: ci sono piccole costruzioni dai muri diroccati con il caratteristico uscio bucato per farvi passare il gatto, e piccole finestre sulle porte per vedere senza essere visti. Ma non è solo Carceri Vecchie, ad aver conservato un sapore antico: anche i quartieri di Castelverde e Calanconi rimandano al passato.
Ma c’è, a Ferla, anche una via speciale: è via Vittorio Emanuele, la via sacra. Perché si chiama così? Perché qui sorgono cinque edifici religiosi: la chiesa del Carmine dedicata a Santa Maria del Carmelo con la sua facciata settecentesca, la più grande chiesa di San Sebastiano (al cui interno è possibile ammirare il Martirio di San Sebastiano di Giuseppe Crestadoro e il gruppo scultoreo ligneo di Michelangelo Di Giacomo), la chiesa Madre, la chiesa di Sant’Antonio (la più bella, con la facciata barocca fatta di tre corpi concavi) e – infine – la chiesa di Santa Maria, che fu convento, scuola e carcere.



Ma non è solo chiese e palazzi barocchi, Ferla. Dal borgo è possibile organizzare un’escursione alla necropoli rocciosa di Pantalica (clicca qui per sisitare la Necropoli), che dista 11 chilometri e che è Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Tra i principali luoghi protostorici siciliani, ospita testimonianze come l’Anaktoron (il palazzo del principe), l’unico edificio megalitico di tipo miceneo rimasto in Sicilia, e il villaggio bizantino di San Micidario.
Appena un chilometro fuori Ferla, invece, è stata rinvenuta la necropoli di San Martino, una serie di sepolcri ipogei di età cristiana all’interno di anfratti già impiegati nell’età del Bronzo. Perché è decisamente la Sicilia del passato, questa. E non vederla è un peccato.

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