Borghi Siciliani: PALMA DI MONTECHIARO La città del Gattopardo (Agrigento)

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Borghi Siciliani: PALMA DI MONTECHIARO La città del Gattopardo (Agrigento)

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Pubblicato da Sicily Tourist in Agrigento e Provincia · 25 Febbraio 2024
A oriente di Agrigento, lungo la costa, un tragitto di appena 25 km separa il capoluogo da Palma di Montechiaro. "Città del Gattopardo", come è universalmente conosciuta da titolo del famoso romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e dalla successiva trasposizione cinematografica di Luchino Visconti. Nel contesto attuale Palma di Montechiaro è un apprezzato centro agricolo, valorizzato da un patrimonio archeologico, artistico, naturalistico e paesaggistico di rara bellezza.




Un territorio ricco di testimonianze che eccelle per le bellezze naturalistiche, mare pulito, sole, scenari splendidi,spiagge sabbiose e incontaminate, coste variegate e sagomate da caratteristiche scogliere di argilla. Il litorale e tutta la zona soprastante offrono ai visitatori l’opportunità di ammirare e assaporare il fascino selvatico di luoghi poco frequentati e unici.




Età antica
Il ritrovamento di reperti archeologici risalenti al II millennio a.C. e la presenza di numerose tombe sicane dimostrano che in questo territorio, fin da tempi remoti, vi furono insediamenti umani i cui abitanti erano dediti all'agricoltura e alla pastorizia. Nel XII secolo a.C., gli eolidi e i rodio-cretesi che popolavano la fascia costiera tra Gela e Palma, a scopo difensivo, fortificarono i siti di Castellazzo e Piano del Vento, punti strategici dai quali è visibile tutta la costa. L'Itinerarium Antonini indica l'esistenza di una statio, denominata Daedalium, sita tra Agrigento e Finziade: la stazione è stata localizzata in contrada Castellazzo, a Palma di Montechiaro.



Età medievale
Il primo atto della storia di Palma (solo nel 1865 la città si chiamerà Palma di Montechiaro) è la costruzione del Castello Chiaramontano (1353), che si staglia lungo la costa a metà strada tra Punta Bianca e la foce del fiume Palma, ad opera di Federico Prefoglio che di lì a poco passò ai Chiaramonte, da cui prese il nome.



Età moderna
L'atto di fondazione della città di Palma porta la data del 25 aprile 1637. Nello stesso documento si rileva che a fondare la città fu Carlo Caro Tomasi dopo avere ottenuto il 16 gennaio 1637 la "licentia populandi" dal re Filippo IV di Spagna.
Il 3 maggio 1637 fu posta la prima pietra. La scelta del luogo dove sorse la città fu davvero felice se, non appena mezzo secolo dopo, l'abate Saint-Non nel suo Voyage pittoresque ebbe a scrivere "Questa graziosa cittadina è molto popolata ed ha una posizione incantevole: i dintorni sono pieni di giardini deliziosi e tutto questo paese è in genere d'una abbondanza enorme di vigneti, di coltivazioni e di ogni sorta di alberi da frutta..."
La città di Palma venne fondata il 3 maggio 1637 nella baronia di Montechiaro, dai fratelli gemelli Carlo, Barone Tomasi, e Giulio, che pochi anni dopo gli sarebbe subentrato nel titolo.
L'effettivo artefice della fondazione fu però un potente zio dei gemelli, Mario Tomasi de Caro, Capitano del Sant'Uffizio dell'Inquisizione di Licata, e governatore della stessa città, da cui provenivano anche Carlo e Giulio Tomasi. Anch'egli, insieme a suo cugino sacerdote Carlo de Caro era presente alla posa della prima pietra della Chiesa della Vergine del Rosario.

PRINCIPALI  ATTRAZIONI – COSA VEDERE A PALMA DI MONTECHIARO



Chi arriva nella città del Gattopardo rimane colpito dalla visione del Calvario che si erge severo e maestoso sull’omonima collina, accanto ai resti della Chiesa di Santa Maria della Luce. Il complesso monumentale si identifica con la storia della città e il fervore religioso della famiglia Tomasi. Fu Giulio Tomasi che volle far rivivere la Via Crucis di Gesù a Palma, attraverso un percorso che dal centro della città conduceva alla Collina, con la sosta alle quattordici stazioni, simile a quello che dal palazzo di Pilato conduceva al Golgota. Palma dunque come Gerusalemme. E come i pellegrini di Gerusalemme anche quelli di Palma godevano dell’indulgenza plenaria. Ai numerosi fedeli che raggiungevano il Calvario veniva offerta anche la visione di una copia della Sacra Sindone, consegnata a Carlo Tomasi da Maria di Savoia e oggi custodita nella Chiesa del Collegio di Maria. Incantevole la vista del panorama che abbraccia la vallata e il litorale sottostante, ma su tutto domina consolante e autorevole la croce di legno sullo sfondo azzurro del cielo di Sicilia. La Chiesa Madre, emblema e realtà di pregio della città, risale al XVII secolo. Espressione del barocco siciliano, sovrana e magnifica emana, dall’alto di una ampia e artistica gradinata, il fascino della sua imponenza. L’interno, a tre navate, non delude le aspettative del visitatore che può ammirare ricche decorazioni neoclassicheggianti, dipinti, tele di raffinata qualità, oltre a numerose reliquie di Santi. In fondo, le navate accolgono il presbiterio incorniciato da inferriate di singolare bellezza e due cappelle dedicate al S.S. Sacramento e alla Madonna del Rosario, fastosamente adorne. Un cammeo si rivela la cantoria dell’organo, scolpita con le mani, la mente e il cuore da Calogero Provenzani, nativo del luogo e padre di Domenico, la cui vasta e pregevole produzione pittorica si ammira in molte chiese della Sicilia.



L’altro monumento identificativo della città è il Palazzo Ducale o del Gattopardo. Costruito dopo l’inclusione del primo nel Monastero delle Benedettine (1653 / 1659), acquisito successivamente dal demanio comunale, è stato restaurato e riportato al suo primitivo splendore. L’aspetto esterno si presenta semplice e austero mentre l’interno si caratterizza per la ricercatezza dei soffitti a cassettoni in legno dipinto. Particolarmente decorativi e di pregevole fattura i soffitti delle Sale delle armi, quella degli Ordini militari e religiosi, quella che rappresenta lo Stemma ducale dei Tomasi.



Su tutto risalta per sfarzo e ricercata eleganza decorativa il soffitto della Sala angolare che raffigura i segni distintivi nobiliari della famiglia dei Tomasi.Descritto da Giuseppe Tomasi Di Lampedusa nel celebre romanzo “IL Gattopardo” è universalmente conosciuto e ammirato. Una visita che stupisce ed evoca emozioni, un incontro con il vissuto storico della città e dei suoi fondatori. Al piano terra è ospitata la Biblioteca comunale “Giovanni Falcone”. Una scelta che racconta l’attenzione rivolta a una Istituzione di fondamentale importanza per la vita culturale e sociale di tutta la collettività.



Magnetizza l’attenzione dei visitatori la vista del Monastero delle Benedettine. Inserito su una originale scalinata semicircolare che le conferisce una bizzarra fisionomia architettonica, è stato costruito tra il 1653 e il 1659 con l’inclusione anche del primo palazzo ducale. Da sempre punto di riferimento focale di vita spirituale, luogo eccelso di meditazione e di preghiera delle monache di clausura che ne consentono l’accesso solo a pochi privilegiati. Una visita di particolare intensità emotiva, in una atmosfera di serenità interiore che estranea dal mondo e fa ritrovare se stessi. I visitatori, accolti dal fragrante profumo dei dolci di mandorla di cui si possono gustare il raffinato e particolare sapore, hanno il privilegio di ammirare i molti tesori custoditi nel monastero, primo fra tutti la Chiesa con il magnifico soffitto a lacunari, tele, dipinti statue, paramenti sacri riccamente e abilmente ricamati.



Ma ciò che maggiormente coinvolge e segna è la visita alla cella della “Venerabile” suor Crocifissa, al secolo Isabella, figlia di Giulio Tomasi. Le monache sono attente custodi delle Sue spoglie mortali e di numerose reliquie, tra cui un frammento della croce di Gesù. Sono offerti all’ammirazione dei visitatori preziosi paramenti sacri, la lettera che il diavolo voleva fosse firmata dalla Venerabile e il sasso che gli scagliò contro. Uno scrigno di religiosità cristiana che comunica il fervente misticismo che ha improntato la vita della religiosa e che continua ad aleggiare tra le mura del Monastero.



Numerose le chiese di Palma di Montechiaro, segno tangibile dello spirito religioso che guidava l’operato dei Tomasi.
La Chiesa del Collegio di Maria (XVIII sec.) che offre ai pellegrini e ai turisti il beneficio di venerare una copia della Sacra Sindone, precedentemente custodita nella cappella del Calvario.
Accanto la Chiesa del Purgatorio (1646), dall’artistico portale barocco, che accoglie i visitatori in una dimensione di luminosa e raccolta spiritualità.
Nelle vicinanze la Chiesa della Sacra Famiglia (XVIIIsec.) che inglobata al palazzo degli Scolopi ne condivide spazio, stile, storia. Custodisce al suo interno due dipinti che la rendono artisticamente interessante in una atmosfera di mistico raccoglimento.



Sede del Comune il Palazzo degli Scolopi, in stile barocco, voluto da Giulio II duca di Palma e portato a termine nel 1712. Consegnato alla cura dei Padri Scolopi, inizialmente venne adibito a Istituto delle Scuole Pie per diventare nel 1800 sede di una prestigiosa università frequentata dai giovani della nobiltà siciliana del tempo.
Alla fine di questo percorso si trova la Chiesa di Sant’Angelo ( XVIII sec.) dedicata al Santo protettore di Licata. Giuseppe Maria Tomasi vi fece costruire accanto un orfanotrofio per piccole orfane , in seguito trasferito e ospitato presso il Collegio di Maria.



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