Carnevale in Sicilia: Storia e Tradizioni
Pubblicato da Francesca Ur. per SicilyTourist in Eventi · 16 Febbraio 2020
"Pasqua e Natali falli ccu cu vôi, Carnalivari falli ccu li toi."
Pasqua e Natale falli con chi vuoi, carnevale passalo con i tuoi.
Così recita un antico proverbio siciliano riferito proprio al carnevale, dove si indicava come nel mondo contadino il carnevale fosse la festa familiare per eccellenza durante il quale si uccideva il maiale e si faceva festa. Il periodo che precedeva (e precede) il periodo di quaresima dove tutto era concesso prima che il divieto ecclesiastico del "Carnem Levare" impedisse di poter mangiare carne. Insomma licenziosità, abbondanza e divertimento si contrapponevano alla penitenza della quaresima.
Le origini sono antichissime e addirittura pagane perché risalenti ai riti dionisiaci, a quelli ellenici e ai Saturnali. Giuseppe Pitrè, il più importante raccoglitore e studioso di tradizioni popolari siciliane, fa giungere fino a noi usi e costumi della festa ma anche Luigi Natoli nel suo "Coriolano della Floresta" (seguito de "I Beati Paoli") racconta parecchi particolari del Settecento palermitano descrivendo inoltre lo spaccato sociale dell'epoca fatto di classi e differenze: “Un cartello pendulo da una corda distesa attraverso la strada Toledo, fra un angolo e l’altro dei Quattro Canti, indicava fina dalla mattina che quella notte, ultima domenica di Carnevale, c’era “ridotto”, ossia veglione e festa da ballo a S. Cecilia.” [...] “Obbligo per tutti essere mascherati; non consentito a nessuno mettere semplicemente la morettina con gli abiti civili. Bisognava travestirsi” [...] Quest’obbligo era necessario trattandosi di una festa nella quale le varie classi si sarebbero trovate insieme, e in cui per antica tradizione, era consentita la più grande familiarità alle maschere.” [...] “La maschera democratica e livellatrice salvava i rapporti sociali”.
Il Villabianca nel “Diario palermitano, in Biblioteca Storica e Letteraria di Sicilia”, di G. DI MARZO, v. XXVI, p. 294 poi ripreso dal Pitrè nel secondo volume de “La vita in Palermo cento e più anni fa” cita un lungo elenco di maschere: “Tra le ridde della tubiana e le ebbrezze dei ridotti, tra lo scompiglio dei carri e le misurate movenze del Mastro di campo, correva sbrigliato, frenetico, il Carnevale. Un paio di tamburini, qualche piffero, uno, due uomini che battevan le castagnette, raccoglievano intorno a loro una folla disordinata di maschere popolari: re, regine, caprai, pulcinelli, orsi, mastini, inglesi ubbriachi, dottori e baroni imparruccati, turchi neri come pece, vecchie armate di fusi e di conocchie. Al ripicchiar degli strumenti i sonatori eccitavano a balli paesani, a salti mortali, a corse sfrenate ed a smorfie e sdilinquimenti. Con un arnese formato da una serie di regoli a X mobili di legno una maschera faceva giungere fino ai secondi piani lumie e fiori ad amiche ed a parenti: era lu scalittaru. Un'altra offriva in un elegante cartoccio confetti e in una nastrata boccettina sorsate di liquore delizioso: era un azzimato spagnuolo. Altra maschera si affaticava a guadagnare i gradini d'una scaletta a piuoli, sostenuta da due compagni: e dopo mille contorcimenti e dinoccolature stramazzava goffamente per terra: era il pappiribella. Quest'accolta di maschere, guidata dalla infernale orchestra, era appunto la tubiana; la quale per lazzari, mammelucie, papere, ammucca-baddottuli, e d'ogni strana maniera travestimenti accrescevasi all'infinito.”
Questo avveniva a Palermo ma le altre province non erano da meno e la tradizione si rinnova ogni anno, da quelli più famosi ai meno noti.
Tra i più famosi ricordiamo quello di Sciacca le cui manifestazioni iniziano il giovedì grasso con la consegna delle chiavi della città alla maschera "Peppe Nnappa". I carri allegorici la fanno da padroni ma la sera del martedì, tutti i festeggiamenti si concludono con il rogo del carro di "Peppe Nnappa" che brucia insieme ai fischietti e ai martelletti vera ossessione del carnevale sciacchitano.
Anche il Carnevale di Acireale - Catania - non è da meno e anche qui carri allegorici sempre più elaborati sono i protagonisti della festa.
Tra i meno noti ricordiamo quelli di Mezzojuso, Bronte, Paternò, Belpasso, Misterbianco, Termini Imerese, Corleone, Taormina.