Itinerario Arabo-Normanno a Palermo: il Castello della Zisa Storia e la leggenda dei diavoli

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Itinerario Arabo-Normanno a Palermo: il Castello della Zisa Storia e la leggenda dei diavoli

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Pubblicato da Francesca Ur. per SicilyTourist in Palermo e Provincia · 14 Marzo 2023
Il Castello della Zisa di Palermo deve il suo nome all’arabo al-ʿAzīza, ovvero “la splendida”. Sorgeva al di fuori delle mura della città, all’interno del parco reale normanno, il Genoardo (dall’arabo Jannat al-arḍ ovvero “giardino” o “paradiso della terra”). Questo che si estendeva con splendidi padiglioni, rigogliosi giardini e bacini d’acqua da Altofonte fino alle mura del Palazzo Reale.



Il castello fu residenza estiva dei re e ancora mantiene quel senso di spazio e relax ulteriormente rafforzato dalla presenza dell’imponente vasca d’acqua e dei suoi caratteristici zampilli.
L’altezza totale dell’edificio si sviluppa su tre livelli, marcati all’esterno da sottili cornici e da archi ciechi a incasso. Al centro del piano terreno, in asse con il portale principale, si trova l’ambiente di rappresentanza o «Sala della Fontana», sala a iwan di tipo islamico.
Questa costituisce, di fatto, il cuore nevralgico di tutto il palazzo. È aperta sul vestibolo attraverso un ampio arco ogivale sorretto da colonne binate ai lati delle quali sono i resti dell’epigrafe in stucco con il nome del palazzo e il riferimento a Guglielmo II.



Tutta la sala è ornata con mosaici decorativi e tarsie marmoree in opus sectile, ampie nicchie voltate a muqarnas e un raro pannello di mosaico bizantino con temi profani e iconografie islamiche.
In molte sale sono esposti alcuni significativi manufatti di matrice artistica islamica provenienti da paesi del bacino del Mediterraneo. Tra questi sono di particolare rilevanza le eleganti musciarabia (dall’arabo masrabiyya), paraventi lignei a grata, composti da centinaia di rocchetti incastrati fra di loro a formare, come merletti, disegni e motivi ornamentali raffinati e leggeri. Presenti anche utensili di uso comune o talvolta di arredo (candelieri, ciotole, bacini, mortai) realizzati prevalentemente in ottone con decorazioni incise e spesso impreziosite da agemine (fili e lamine sottili) in oro e argento.



Le prime notizie sul Palazzo della Zisa, indicano il 1165 come data d’inizio della costruzione, sotto il regno di Guglielmo I (detto “Il Malo”). Nel 1166, anno della morte di Guglielmo I, la maggior parte del palazzo era stata costruita.  L’opera fu portata a termine dal suo successore Guglielmo II (detto “Il Buono”) (1172-1184). Nel tardo Medioevo la struttura fu trasformata in fortezza. La maggior parte degli studiosi concorda nel fissare al 1175 la data di completamento dei lavori del solatium reale.



Fino al XVII secolo il palatium non venne sostanzialmente modificato. Significativi interventi di restauro si ebbero negli anni 1635-36, quando Giovanni de Sandoval e Platamone, acquistò la Zisa, adattandola alle nuove esigenze abitative. Fu aggiunto un altro piano, chiudendo il terrazzo, e si costruì, nell’ala destra del palazzo, secondo la moda dei tempi, un grande scalone, resecando i muri portanti e distruggendo le originarie scale d’accesso.
Nel 1806, la Zisa pervenne ai Principi Notarbartolo, che ne fecero propria residenza effettuando diverse opere di consolidamento, quali il risarcimento di lesioni sui muri e l’incatenamento degli stessi per contenere le spinte delle volte. Venne trasformata la distribuzione degli ambienti mediante la costruzione di tramezzi, soppalchi, scalette interne e nel 1860 fu ricoperta la volta del secondo piano per costruire il pavimento del padiglione ricavato sulla terrazza.



Nel 1955 il palazzo fu espropriato dallo Stato, ed i lavori di restauro, iniziati immediatamente, vennero poco dopo sospesi. Dopo un quindicennio d’incuria ed abbandono nel 1971 l’ala destra, compromessa strutturalmente dai lavori del Sandoval e dagli interventi di restauro, crollò.
Il progetto per la ricostruzione strutturale, il restauro filologico e la fruizione, venne affidato al Prof. Giuseppe Caronia, il quale, dopo circa vent’anni di appassionato lavoro e rilettura integrale, nel giugno del 1991, restituì alla storia, uno dei monumenti più belli e suggestivi della civiltà siculo normanna. Dal 3 luglio 2015 fa parte del Patrimonio dell’Umanità Unesco, come parte dell’Itinerario Arabo-Normanno di Palermo, Cefalù e Monreale.




Il giardino della Zisa
Il giardino della Zisa di Palermo (inaugurato nel 2005) si trova in quello che era l'antico Genoard (il parco di caccia) di fronte al palazzo della Zisa, estendendosi per una superficie totale di 30.000 m2.
Lo spazio verde ha pianta rettangolare ed è diviso a metà da un canale che collega un sistema di vasche d'acqua, che si sviluppa per circa 130 metri in asse col portale del palazzo, ricreando così l'antico canale che prosegue fino alla "sala della fontana", che si trova proprio all'interno del palazzo, che grazie a questo geniale espediente, anche nelle giornate più calde dell'estate, mantiene un ambiente fresco. Il canale e i percorsi pedonali sono stati realizzati in marmo bianco delle cave di Alcamo e Castellammare del Golfo mentre le ceramiche decorative provengono da Santo Stefano di Camastra.
A destra e a sinistra del giardino i quadranti creati dai dodici percorsi pedonali sono coltivati con piante tipiche della macchia mediterranea mentre su un lato una lunga struttura metallica, che riprende i motivi geometrici tipici dell'arte islamica, ricoperta da piante rampicanti crea un percorso all'ombra.
Tra il giardino e il palazzo si trova una cortina di dodici "dammusi" costruiti negli anni '50, quando il terreno era ancora adibito a baglio agricolo, e che oggi sono stati ristrutturati e utilizzati come punto di informazione per i visitatori.



La leggenda del Castello: I diavoli della Zisa
Il Castello della Zisa, secondo la tradizione popolare della città, è legato ad una antica leggenda che vede protagonista una decorazione pittorica posta all’interno del Palazzo.
Nell’arco d’ingresso alla Sala della Fontana, su una volta, sono raffigurate delle creature mitologiche che rappresentano delle divinità olimpiche tra cui Giove, Nettuno, Plutone, Giunone, Mercurio, Venere e Marte. Secondo la tradizione palermitana non si tratta di semplici divinità, ma di diavoli che custodiscono delle monete d’oro nascoste all’interno del Palazzo della Zisa. Il tesoro fu lasciato da Azel Comel e El-Aziz, arrivati a Palermo dopo esser fuggiti per proteggere il loro amore ostacolato dal padre di lei. Sempre secondo la leggenda, i due giovani amanti fecero costruire il Castello della Zisa appena giunti in città, ma dopo aver appreso che la loro fuga era stata causa del suicidio della madre di El-Aziz, morirono a breve distanza l’uno dall’altro, non prima però di aver affidato ai diavoli la protezione del loro tesoro tramite un incantesimo. Il mito narra che chiunque cerchi di contare l’esatto numero dei diavoli non ci riesca per via del loro continuo mescolamento che impedisce di contarli.
Diverse altre leggende sono legate a questa, come quella secondo la quale il giorno dell’Annunziata (25 marzo) chi fissa per troppo tempo i diavoli della Zisa ad un certo punto li vedrà muovere la coda o storcere la bocca. O altre secondo cui i giorni di vento intenso a Palermo sono causati dall’uscita dei diavoli dal castello che portano con sé l’aria fresca del palazzo stesso.

Guarda il Bellissimo video degli Esterni e Interni



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