Da Visitare ad Agrigento: Il Giardino della Kolymbethra
Pubblicato da Sicily Tourist in Agrigento e Provincia · 9 Maggio 2023
Nel cuore del parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento, si nasconde il Giardino della Kolymbethra: un gioiello naturalistico che racchiude in sé i colori, i sapori e i profumi della Sicilia, e racconta, attraverso i suoi ipogei risalenti a 2500 anni fa, la storia dell’antica città greca di Akragas. La Kolymbethra è un giardino che, appena si visita, riesce fin da subito ad affascinare l’osservatore per la sua rara bellezza fatta di aranceti, mandorli e olivi, che da secoli “decorano” e profumano la Valle dei Templi. Nato come “sontuosa piscina popolata da pesci e da cigni”, come descritto da Diodoro Siculo, il luogo diventa un vero e proprio giardino quando si arricchisce di agrumi e arriva a noi.
Ad Agrigento la Kolymbethra è un angolo ombroso di paradiso dove olivi secolari prosperano generosi e dove gli agrumi inondano la Valle dei Templi coi loro profumi. Angolo di terra promessa e giardino per eccellenza dove la natura si fonde con la storia, questa piccola valle è parte significativa di Akragas, la città fondata dai Greci nel VI secolo a.C. Diodoro Siculo narra che nel 480 a.C. il tiranno Terone, per approvvigionare d’acqua la città fece progettare una rete di gallerie che si concludeva ai piedi dell’urbe in una grande vasca detta Kolymbethra “del perimetro di sette stadui”, presto adattata a vivaio di pesci e frequentata da cigni e volatili, ma soprattutto capace di trasformare l’arida terra siciliana in un giardino fiorente di piante mediterranee.
l Giardino della Kolymbethra è coltivato in una piccola valle tra il tempio dei Dioscuri e il tempio di Vulcano, nel sito identificato con l’antico bacino artificiale (κολυμβήθρα=piscina, bagno, cisterna, peschiera), costruito per volere del tiranno Terone dopo la vittoria nella battaglia di Himera (480 a.C.).
Prima “sontuosa piscina popolata da pesci e da cigni” di cui scrive lo storico greco Diodoro siculo, la Kolymbethra – una volta interrata – diviene un fertile orto-frutteto. Quando si aggiungono gli agrumi, prende la denominazione di “giardino”, come si usa chiamare in Sicilia gli agrumeti tradizionali. Il giardino, non più coltivato dagli anni ’80, è stato recuperato al suo uso originario e alla fruizione ad opera del FAI (Fondo Ambiente Italiano).
Oggi la Kolymbethra riassume in 6 ettari il paesaggio agrario e naturale della Valle dei Templi. Nelle zone più scoscese, si trovano le piante della macchia mediterranea; aldilà del piccolo fiume, c’è un agrumeto – uno degli ultimi “giardini” siciliani – con limoni, mandarini e aranci rappresentati da antiche varietà e irrigato secondo le tecniche della tradizione araba. Dove l’acqua non arriva, si possono ammirare gelsi, carrubi, fichidindia, mandorli, mirti e olivi “saraceni”; numerose altre specie da frutto sono presenti all’interno del Giardino.
La Kolymbethra è un esempio di salvaguardia attiva di un paesaggio agrario tradizionale, che include funzioni produttive, ambientali, culturali, etiche ed estetiche.
La bellezza della Kolymbethra è legata alla forma degli alberi, al colore, al sapore di frutti, al fascino del fenomeno della rifioritura, per cui frutti e fiori si succedono ininterrottamente nel corso delle stagioni, all’ombra e alla frescura assicurata dalla chioma sempreverde.
Questo vero “luogo di delizia” nei secoli successivi passò alla Chiesa che introdusse gli agrumi, mentre il periodo di massimo splendore lo vide a cavallo tra XIX e XX secolo, quando divenne una delle mete imprescindibili del Grand Tour. Negli ultimi decenni del Novecento, a causa della scomparsa dei vecchi contadini, la Kolymbethra cadde in abbandono sino all’intervento del FAI che la riportò al suo antico splendore. Ora il Giardino è il degno completamento alle emozioni del vicino Parco Archeologico, una totale delizia per i cinque sensi: dal profumo delle zagare al sapore delle mandorle, dall’argento degli ulivi all’umido della terra, al lieve rumore di sottofondo dell’acqua che scorre costante. Da non perdere i nuovi percorsi di visita degli ipogei, molto interessanti dal punto di vista archeologico, speleologico e naturalistico.