Miti e Leggende: DEDALO E RE MINOSSE IN SICILIA

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Miti e Leggende: DEDALO E RE MINOSSE IN SICILIA

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Come sempre la Sicilia si rivela una terra ricca di storia e mitologia, anche se non sempre ce ne ricordiamo. L’archeologia ha ormai dissipato ogni dubbio sul fatto che l’influenza greca in Sicilia sia iniziata molto tempo prima della colonizzazione, avvenuta nell’VIII sec. a.C. Una presenza proveniente dall’Egeo doveva esistere in Sicilia nell’età del bronzo, quando in Grecia fioriva ancora la civiltà minoica. Il tipo di presenza doveva essere prevalentemente di tipo commerciale, quindi con superficiali e non duraturi contatti con le popolazioni indigene, anche se gli ultimi ritrovamenti, avvenuti a S. Angelo di Muxaro e a Thapsos, farebbero supporre, in alcuni casi, una forma più stabile di permanenza.



Questa storia inizia con l’epilogo di una più nota vicenda, quella del labirinto del Minotauro.
Per chi non la conoscesse, diciamo in breve che per una punizione del dio Poseidone, la moglie di Minosse si invaghì di un toro. Da questa unione nacque una creatura mostruosa, mezzo uomo e mezzo toro il Minotauro. Per nasconderlo alla vista e limitarne la furia selvaggia, Minosse si rivolse allora all’artista e architetto della sua corte, Dedalo, incaricandolo di costruire un intricatissimo labirinto.



L’opera fu progettata e costruita alla perfezione dall’architetto, anche grazie all’aiuto del figlio Icaro, ma per evitare che il segreto della misteriosa struttura venisse divulgato, re Minosse fece chiudere l’ingresso, impedendo ai due costruttori di uscirne. Il resto è storia nota, Dedalo, grazie al suo ingegno, riuscì a fabbricare due paia di ali con cordicelle, cera e piume d’uccello. Lasciato il labirinto in volo, il figlio Icaro si avvicinò troppo al sole, la cera si sciolse e morì cadendo in mare. Il padre invece riuscì a trarsi in salvo, seppur dovendo sfuggire alla furia di Minosse, che adesso gli dava la caccia.



A questo punto la leggenda narra che Dedalo si rifugiò in Sicilia, nella città Sicana di Camico, situata nell’odierno agrigentino, forse nei pressi di Sant’Angelo Muxaro o Caltabellotta, anche se oggi, non è stata ancora individuata con certezza in nessun sito archeologico siciliano
Questa era governata da un re di nome Cocalo, che lo accolse con grande amicizia ed ospitalità, restando colpito dal suo enorme ingegno. Si racconta anche che Cocalo avesse tre figlie, bellissime d’aspetto, ma anche abilissime nell’arte della guerra e nell’uso delle armi.
Venuto a conoscenza della presenza di Dedalo in Sicilia, pur non conoscendone il luogo esatto, re Minosse cercò in tutti i modi di stanarlo. Giunto sull’isola con il suo esercito, il sovrano cretese escogitò un astuto piano per indurre Dedalo ad uscire allo scoperto. Promise una lauta ricompensa a chiunque fosse riuscito a far passare un filo attraverso le volute di una conchiglia, sicuro che solo l’ingegno dell’architetto avrebbe potuto risolvere l’enigma.



Infatti così fu. Ingenuamente, e forse per soddisfare la propria vanità, Dedalo riuscì nell’impresa, facendo passare una scia di miele attraverso gli strettissimi passaggi e poi legando un filo di seta intorno ad una formica che, seguendo il liquido zuccherino, attraversò così la conchiglia da una parte all’altra.
Quando re Cocalo comunicò a Minosse di avere trovato la soluzione, quest’ultimo capì che Dedalo si rifugiava presso la sua reggia, così gli chiese di consegnarglielo.
Re Cocalo era in una posizione scomoda, da parte sua non avrebbe voluto condannare l’amico ed ospite ad una morte certa, d’altra parte non era nella posizione di rifiutare una richiesta ad un sovrano di gran lunga più potente di lui. Così decise di ideare un piano.
Finse di acconsentire alla richiesta, invitando Minosse nel suo palazzo per riceverlo con tutti gli onori. Gli fece preparare un gran banchetto e poi chiese alla sue splendide figlie di fargli un bagno, privilegio che spettava solo agli ospiti più illustri.



Così Minosse fu introdotto nella sala da bagno del palazzo, dove le tre spietate principesse lo annegarono, facendo però credere che si fosse trattato di un attacco di cuore.
Un’altra versione della storia invece sostiene che l’acqua della vasca fosse stata sostituita con pece bollente e che le tre principesse, approfittando delle loro arti ingannatrici e della penombra della stanza, ve lo avessero spinto dentro uccidendolo.
Ad ogni modo i cretesi capirono che il proprio sovrano era stato assassinato, dunque mobilitarono l’esercito per assediare Camico, tuttavia la città era ben protetta e ricca di scorte, tanto che dopo 5 lunghi anni, furono gli assedianti a cedere per la fame e la mancanza di risorse.
Di Dedalo si racconta che rimase in Sicilia ancora a lungo, disseminando l’isola di sue opere, tra le tante la leggenda gli attribuisce la costruzione delle terme di Selinunte e delle mura di Erice. Dopo forse si recò in Sardegna in compagnia di Iolao, nipote del mitico Eracle.
Secondo alcune versioni della Leggenda di Dedalo e Minosse, il luogo dove Cocalo seppellì Minosse, prima di restituirlo ai Cretesi sarebbe stata una grotta identificata con le Grotte della Gurfa (Alia)





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