Miti e Leggende della Palermo Sotteranea - I BEATI PAOLI

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Miti e Leggende della Palermo Sotteranea - I BEATI PAOLI

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Pubblicato da Francesca Ur. per SicilyTourist in Palermo e Provincia · 12 Dicembre 2024
Tags: misteridipalermoibeatipaoli
La storia dei Beati Paoli, setta segreta palermitana che lottava contro i soprusi dei potenti, è parte integrante della tradizione locale e nonostante siano passati molti secoli occupa ancora un posto importante nell’immaginario collettivo dei palermitani.
Un alone di mistero avvolge il mito della congrega che, secondo quanto trascritto dal marchese di Villabianca, era composta dai Vendicosi (vendicatori), uomini che alla fine del XII secolo agivano come giustizieri “fai da te”, processando e condannando a morte chi abusava del proprio potere e sottometteva i più deboli.



Secondo alcune ipotesi, il nome della setta proviene da una congregazione di persone religione (“beati”) devote a San Francesco di Paola (“Paoli”). Infatti questi uomini, vestendosi come monaci, passavano inosservati nelle chiese e di giorno apprendevano gli abusi da vendicare durante la notte. La congrega, dopo aver prelevato, incappucciato e processato il colpevole, lo pugnalava a morte e tramite dei passaggi sotterranei riusciva a muoversi in segreto per la città, attraverso i cunicoli che si estendono dalla chiesa di Santa Maria di Gesù alle mura di Porta d’Ossuna.



Il tribunale in cui i Beati Paoli si riunivano era una grotta circolare in cui erano presenti un sedile in pietra ricavato dalla roccia, un pozzo e una nicchia che probabilmente rappresentava uno dei passaggi segreti.
Il covo era immerso nel Capo, mercato storico e folkloristico di Palermo, ed era accessibile da un passaggio all’interno del Palazzo Baldi-Blandano, in Via Beati Paoli (oggi invece è possibile arrivarci dal Vicolo degli Orfani, tramite un piccolo ingresso). Tale grotta faceva parte delle cavità del letto del fiume Papireto e diverse sono le supposizioni riguardo il suo uso nei secoli, si pensa possa essere stata utilizzata per riunioni segrete, per rifugiarsi durante le guerre o per rinfrescarsi durante le calde giornate estive.
Si tratta di avvenimenti storici realmente accaduti? Le fonti da cui provengono le informazioni sulla setta si basano sulle tradizioni orali, quindi tutt’oggi non è chiaro se si tratti di mito o storia.



Nasce tutto dall’immaginario di un popolo stanco dei soprusi dei potenti o sono esistiti veramente uomini che lottavano contro il potere operando con una giustizia “fai da te”?
Domande a cui non si può dare nessuna risposta definitiva, possiamo solo limitarci a raccontare quello che si conosce di questa setta che, malgrado siano passati cinque secoli, continua ancora a far parlare di sé. Lasciamo che il racconto corra su un invisibile filo sottile che a volte sfiora la leggenda e altre sembra affondare le sue certezze nella storia….



Non si sa in quale epoca sia nata questa setta. Il marchese di Villabianca, il più attendibile scrittore che si è interessato a questa congrega, le cui fonti si basavano sulle tradizioni orali e che ha trascritto negli “Opuscoli Palermitani”, riteneva che le sue origini risalissero alla fine del XII secolo e che fosse nata con il nome di “Vendicosi” ovvero “Vendicatori”. Solo tra il XV ed il XVI secolo che si inizia a parlare dei Beati Paoli. Anche l’origine del nome, “Beati Paoli”,  è avvolto nel mistero.
Si sono fatte le più disparate ipotesi, ma quella che sembra più accreditata fa riferimento ad una congregazione devota di San Francesco di Paola, il termine “beato” invece indicherebbe una persona religiosa. Ed infatti durante il giorno, per potere apprendere meglio i fatti che succedevano, questi uomini andavano vestiti come monaci, aggirandosi liberamente nelle chiese e, fingendo di pregare, venivano a conoscenza dei fatti su cui intervenire. La notte complottavano su ciò che avevano visto e sentito e mettevano a punto la vendetta. I loro verdetti erano inappellabili e spietati e per chi veniva condannato a morte non c’era via di scampo. Veniva prelevato, incappucciato e portato al cospetto del capo. Subito dopo un “processo” sommario, la sentenza veniva eseguita: il colpevole veniva pugnalato.
Gli adepti di questa setta processavano chi abusava del proprio potere o della particolare posizione sociale per commettere soprusi ai danni dei più deboli e indifesi, ma si prestavano anche ad eseguire vendette personali e delitti comuni, forti dell’alone di mistero che li circondava.



Il leggendario tribunale dei Beati Paoli, dove la setta si riuniva, si trovava immerso nel caotico trambusto di uno dei più animati mercati storici di Palermo, quello del Capo.
E’ sempre il Villabianca che ne indicava l’ingresso da palazzo Baldi-Blandano, sull’attuale via Beati Paoli, dove attraverso un passaggio situato al primo piano dell’ingresso di questa casa, si arrivava ad un baglio scoperto, e il piano in cui si camminava non era altro che il tetto di una grotta sottostante.
In questo antro, oggi vi si arriva attraverso un piccolo ingresso che dà sul vicolo degli Orfani dove c’è ancora una vasca seicentesca. L’interno del presunto covo si presenta come una stanza circolare attorniata da un sedile in pietra ricavato nella stessa roccia; in fondo alla stanza vi è un pozzo, mentre su una parete una nicchia fa pensare ad un ulteriore passaggio segreto.
Il luogo in cui si riuniva la congrega dei Beati Paoli è comunque un dedalo intricato di ampie cavità sotterranee probabilmente appartenente a una necropoli cristiana del IV-V secolo d.C., che dalla chiesa di Santa Maruzza, come affettuosamente viene chiamata dalla gente del luogo la chiesa di Santa Maria di Gesù, e la via degli Orfani arriva fino alle antiche mura di Porta d’ Ossuna.
Attraverso questi cunicoli i leggendari incappucciati potevano muoversi facilmente in gran segreto per la città, rendendosi invisibili e imprendibili, alimentando così il loro mito.



La grotta così come si vede, lascia uno spiraglio ad altre  ipotesi che contrastano con quella che avvolse di tanto mistero la fatidica setta. Essa fa parte, infatti, di un complesso di cavità di quello che era il letto naturale del fiume Papireto, ricavata in un grosso blocco di calcarenite, sulla sua riva sinistra. Nei secoli fu usata come luogo di riunioni segrete, o come immondezzaio privato, o anche come rifugio durante le incursioni aeree della seconda guerra mondiale.
Infine, proprio per la presenza  del pozzo, si pensa che la funzione principale che ebbe fin dal XVI secolo, fu quella di “camera dello scirocco” usata come zona di refrigerio durante le grandi calure estive.



Su tutta la storia di questa misteriosa congrega c’è da dire comunque che la storia romanzata dello scrittore Natoli, con il suo libro edito per la prima volta nel 1909, ha aiutato ad accrescere la leggenda, sapendo miscelare fantasia e realtà, egli ha lasciato che i Beati Paoli continuassero ad occupare, allora come ora, un posto importantissimo nell’immaginario collettivo dei palermitani.

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