Parchi Archeologici in Sicilia: LA VALLE DEI TEMPLI - Agrigento
Pubblicato da Sicily Tourist in Agrigento e Provincia · 30 Gennaio 2022
Con i suoi 1300 ettari il Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi (guarda il bellissimo Video della Valle in fondo a questa pagina) è uno dei siti archeologici più grandi del mondo. Il patrimonio paesaggistico del Parco, dal punto di vista naturalistico ed agricolo, è assai vario e di straordinaria bellezza, frutto della commistione fra elementi naturali originari e l’azione millenaria dell’uomo.

La città di Akragas, definita “Città la più bella fra quante son albergo per gli uomini” dal poeta greco Pindaro, è fondata da coloni provenienti in parte da Gela e in parte da Rodi nel 580 a.C. Essa sorge su di un altipiano non lontano dal mare, protetto a Nord dai rilievi della Rupe Atenea e del Colle di Girgenti e a Sud dalla cosiddetta Colllina dei Templi e circondato dai fiumi Akragas e Hypsas. Il suo porto (emporion) si trova alla foce dei due fiumi, nell’odierna borgata marinara di San Leone.
Fra la metà del VI e la fine del V secolo a.C. la città è oggetto di un fervore edilizio senza uguali, di cui sono testimoni la maggior parte delle vestigia oggi visibili e una poderosa cinta muraria lunga 12 chilometri e accessibile da 9 porte. A partire dalle tirannidi di Falaride e di Terone fino ad arrivare al periodo democratico, dominato dalla figura del filosofo Empedocle, Akragas assume le proporzioni di una grande città stato con più di 200.000 abitanti.

Distrutta nel 406 a.C. a opera dei Carteginesi, la città deve attendere l’avvento di Timoleonte sul finire del III secolo a.C. per vivere un nuovo momento di prosperità. Durante le guerre puniche, fu un presidio dei Cartaginesi contro i Romani che la conquistarono nel 210 a.C.
In periodo romano, nella città, ormai denominata Agrigentum, furono costruiti nuovi edifici pubblici, fra cui almeno due tempietti, il teatro ed il bouleuterion, nell’ambito di un assetto urbanistico monumentale che ha il suo fulcro nel poggio S.Nicola, dove oggi sorge il Museo Archeologico. A questo periodo si ascrivono anche le case più opulente del vicino Quartiere Ellenistico Romano. La ricchezza degli abitanti di Agrigentum probabilmente dipese anche dall’attività di estrazione, raffinazione e commercio dello zolfo, documentata dalle iscrizioni.
In età tardo antica e altomedievale, la collina dei Templi è occupata da una vasta necropoli cristiana sia a cielo aperto che sotterranea.
Durante la conquista musulmana delle popolazioni arabe, berbere, spagnole, egizie, sire e persiane, avvenuta fra l’829 e l’840 d.C., sembra si siano ritirati sul colle di Girgenti (dall’arabo Gergent o Kerkent), dove in seguito si sarebbe sviluppata la città medievale e moderna.
La Valle dei Templi, abitata in modo sporadico, fu destinata alle produzioni agricole e artigianali, come le officine ceramiche, documentate da alcune fornaci. Nel corso dei secoli i monumenti della città classica furono via via spoliati dei blocchi, che servirono alla costruzione degli edifici di Girgenti e del molo antico di Porto Empedocle.
Il tempio di Giunone

Si trova sullo sperone roccioso più elevato della collina dei Templi, presso l’estremità est.Come per la maggior parte dei templi agrigentini, non è possibile sapere a quale divinità fosse dedicato.
La sua attribuzione a Giunone deriva da un’errata interpretazione di un passo dello scrittore romano Plinio Il Vecchio, che si riferisce, in realtà, al tempio di Giunone sul promontorio Lacinio a Crotone, in Magna Grecia.
L’edificio di ordine dorico è databile intorno alla metà del V secolo a.C. e ha un basamento di quattro gradini, su cui poggiano sei colonne sui lati brevi e tredici su quelli lunghi. Al suo interno il tempio è suddiviso in atrio di ingresso, cella e vano posteriore, il primo e l’ultimo con due colonne fra le ante. Fra l’atrio di ingresso e la cella si apre la porta, fiancheggiata da due piloni con all’interno le scale per l’accesso e la manutenzione del tetto.
A quindici metri di distanza dall’ingresso del tempio, sul lato est, si trova l’altare con una scalinata di dieci gradini.
Forse Il tempio fu gravemente danneggiato durante la conquista cartaginese del 406 a.C., da un incendio di cui restano le tracce sui muri della cella. L’edificio viene forse restaurato in epoca romana.
Numerosi restauri sono eseguiti a partire dalla fine del XVIII secolo, quando sono risollevate le colonne del lato nord, sino agli ultimi interventi di tipo statico e conservativo delle superfici lapidee effettuati dal Parco Archeologico della Valle dei Templi.
Il tempio della Concordia

Il cosiddetto tempio della Concordia è uno dei templi in miglior stato di conservazione dell’antichità greca. L’edificio deve il suo nome tradizionale a un’iscrizione latina della metà del I secolo d.C. con dedica alla “Concordia degli Agrigentini”. L’iscrizione fu erroneamente messa in rapporto con il tempio dallo storico e teologo Tommaso Fazello intorno alla metà del ‘500.
L’edificio di ordine dorico è databile intorno alla seconda metà del V secolo a.C. e ha un basamento di quattro gradini, su cui poggiano sei colonne sui lati brevi e tredici su quelli lunghi. Unico fra i templi agrigentini, conserva quasi interamente gli elementi della trabeazione e i due frontoni sui lati est e ovest.
Al suo interno il tempio è suddiviso in atrio di ingresso, cella e vano posteriore, il primo e l’ultimo con due colonne fra le ante. La porta della cella è fiancheggiata da due piloni entro cui è ricavata una scaletta di servizio che conduce al tetto.
Secondo la tradizione il tempio fu trasformato in chiesa cristiana intorno alla fine del VI secolo d.C., quando Gregorio, vescovo di Agrigento, consacrò l’antico tempio ai Santi Apostoli Pietro e Paolo dopo averne scacciato i demoni Eber e Raps. Le dodici arcate aperte nelle pareti della cella risalgono all’uso dell’edificio come chiesa cristiana, che ne ha garantito l’eccezionale stato di conservazione.
Infine la dualità dei demoni pagani e la duplice dedica della chiesa cristiana hanno fatto ipotizzare un’originaria titolarità del tempio a una coppia di divinità greche (fra le diverse ipotesi, i Dioscuri). La divinità, a cui il tempio era dedicato in origine, è – tuttavia – ancora sconosciuta in assenza di riscontri archeologici ed epigrafici.
Le Necropoli Paleocristiana

Le Necropoli Paleocristiana di Agrigento, databili fra il III e il VI secolo d.C., si estende sulla Collina dei Templi, approssimativamente fra il tempio di Giunone e il Tempio di Ercole. La vasta area cimiteriale è articolata in diversi settori. Alcune sepolture, chiamate arcosoli per la presenza di una nicchia ad arco, sono visibili sui resti del tratto di mura tra il Tempio di Giunone e quello della Concordia.
La necropoli sub divo, cioè a cielo aperto, con circa 130 tombe a cassa trapezoidale (formae), scavate nella roccia, si sviluppa su tutta la spianata circostante il tempio della Concordia, fino all’area presso il corridoio di accesso alla più estesa catacomba di Agrigento, la Grotta Fragapane.
La Grotta Fragapane

E' una grande catacomba comunitaria, costituita da corridoi (ambulacri), piccole camere sepolcrali (cubicoli) e rotonde (grandi camere sepolcrali), ricavate dalle preesistenti cisterne a campana di età greca. Sulle pareti di questi ambienti sono scavati loculi e arcosoli, mentre altre tombe a fossa sono ricavate sul pavimento. Grandi sarcofagi ricavati direttamente sul banco roccioso si trovano all’interno di uno dei cubicoli.
Altri piccoli ambienti sotterranei (ipogei) a scopo funerario si trovano verso Est, sulla cosiddetta Via dei Sepolcri, un percorso che attraversa il cimitero in senso est-ovest, ricavato da un canale di adduzione dell’acqua di età greca. Ipogei funerari sono scavati anche nell’area più a Sud, più vicino al ciglio roccioso della collina e sono visibili oggi nel giardino di Villa Aurea.
La Via dei Sepolcri, divenuta nel tempo un itinerario espositivo pensato dalle Archeologhe del Parco, è oggi anche l’oggetto di una delle visite didattiche più esclusive della Valle dei Templi.
Il tempio di Ercole

Il tempio di Ercole (Eracle per i Greci) è il più antico dei templi dorici di Agrigento ed è edificato intorno alla fine del VI secolo a.C. La sua attribuzione all’eroe è ritenuta attendibile sulla base di un passo di Cicerone che ricorda l’esistenza di un tempio dedicato a Ercole presso l’Agorà, riconosciuta nell’area immediatamente a Nord.
L’edificio di ordine dorico ha un basamento di tre gradini, su cui poggiavano sei colonne sui lati brevi e quindici sui lati lunghi. Al suo interno il tempio di forma stretta e lunga è suddiviso in: atrio di ingresso, cella e vano posteriore, il primo e l’ultimo con due colonne fra le ante.
La porta della cella è fiancheggiata da due piloni all’interno dei quali una scaletta di servizio conduce al tetto; si tratta di una caratteristica dell’architettura templare agrigentina, presente qui per la prima volta. Il tetto era decorato da grondaie per l’acqua piovana a forma di teste leonine, rinvenute in esemplari di due diverse serie, una della fine del VI secolo a.C. e una dei primi decenni del V secolo a.C. Ad Est del tempio si trovano i resti dell’altare monumentale e, ancora più a Est, i resti di un piccolo tempio arcaico, a cui si riferiscono alcune terrecotte architettoniche.
In epoca romana il fondo della cella è suddiviso in tre ambienti per la costruzione di un piccolo edificio di culto; la trasformazione è forse legata al trasferimento del culto di Asclepio all’interno del tempio, dove fu rinvenuta una statua del dio di epoca romana durante gli scavi del 1835.
Numerosi restauri sono stati eseguiti tra il 1922 e il 1924 quando, su iniziativa del capitano inglese Alexander Hardcastle, furono rialzate otto colonne del lato sud sino agli ultimi interventi di tipo conservativo effettuati dal Parco Archeologico della Valle dei Templi.
Guarda il Video della Valle dei Templi